Com'è iniziato questo inverno? Evoluzione fino a fine anno
In questo blog analizziamo in modo generale l'inizio della stagione invernale. Conoscere i tratti principali che caratterizzano l'inizio dell'inverno è molto utile per meglio comprendere i fenomeni di trasformazione del manto nevoso e l'evoluzione del pericolo di valanghe per tutta la stagione invernale.
Prendendo come quota di riferimento il limite del bosco (mediamente i 2000 m) le prime nevicate diffuse e persistenti si sono registrate all'inizio di novembre e ancora a circa metà del mese. La neve caduta in questi due eventi ha portato ad una copertura continua del suolo solo sui versanti esposti a nord o molto ombreggiati e sulle zone glaciali. Qui la neve si è poi progressivamente trasformata in cristalli angolari a debole coesione. Sulle esposizioni più soleggiate la neve si è lentamente fusa lasciando il terreno nuovamente scoperto fino a circa 2800 m.
L'abbondante nevicata che segna il vero inizio della stagione invernale si registra nei giorni di fine novembre primi di dicembre. Poi il tempo è migliorato per qualche giorno con il vento da nord che è rinforzato fino a tempestoso rimaneggiando fortemente la neve al suolo e formando diffusi pericolosi accumuli eolici.
Dal 5 al 10 di dicembre si sono registrate altre due nevicate interessanti che hanno portato complessivamente circa 30/40 cm di neve fresca.
A seguire il tempo è stato prevalentemente soleggiato con temperature relativamente miti, specie in media montagna e con ancora alcuni episodi di vento forte sempre da nord.
Come si comporta il manto nevoso con una situazione meteorologica come sopra descritta? Sappiamo che il manto nevoso è in continua trasformazione e i suoi metamorfismi avvengono per effetto di fattori sia fisici che meccanici.
Quelli meccanici sono presto detti: in natura il vento è il principale artefice delle trasformazioni meccaniche dei cristalli di neve. Quando supera una certa intensità, solleva, trasporta e deposita enormi quantità di neve a debole coesione modificando la forma dei cristalli. Il risultato di una tempesta di vento sono molto evidenti: le zone esposte come crinali, creste ecc. sono erosi fino al suolo. Nelle conche, nei canali in genere negli avvallamenti si trova la neve accumulata con caratteristiche di forte coesione (lastrone). La superfice del manto è segnato da croste, sastrugi, dune ecc, che indicano la direzione dalla quale il vento ha spirato. La distribuzione del manto nevoso sul terreno è molto irregolare a seconda della morfologia.
Il manto nevoso in Val Peder, Val Martello, è fortemente influenzato dal vento. I versanti al sole risultano in parte senza neve. (Foto: Servizio Prevenzione Valanghe Alto Adige, 21.12.2021) |
I metamorfismi del manto nevoso per effetto di fattori fisici sono definiti in tre gruppi. Il metamorfismo costruttivo, distruttivo e il metamorfismo da fusione. In questo blog consideriamo quello che in questo inizio inverno ha caratterizzato prevalentemente il manto nevoso, sia in profondità come anche in superfice. Il metamorfismo costruttivo per forte gradiente di temperatura.
Il gradiente della temperatura del manto nevoso è la differenza di temperatura che si può misurare tra due punti del manto in relazione alla distanza di questi due punti (spesso si considera la differenza della temperatura tra la base e la superfice).
Cosa succede con un forte gradiente, cioè quando la temperatura alla base è molto maggiore rispetto alla temperatura alla superfice, in un manto nevoso di poco spessore? Semplificando al massimo senza entrare nei dettagli della cosa, si può dire che i cristalli di neve si trasformano, assumendo forme più grandi e angolari. Queste forme dei cristalli hanno poca coesione tra di loro e formano quindi degli strati deboli.
Schema della crescita cinetica dei cristalli per forte gradiente della temperatura nel manto nevoso. Da forme piccole arrotondate a forme miste e angolari fino a forme a calice (fonte: glossario EAWS) |
In queste settimane, le condizioni di poca neve al suolo, terreno "caldo", notti con cielo sereno e fredde hanno favorito la trasformazione dei cristalli di neve in forme angolari con poca coesione. Questi strati ricoperti poi da neve coesa depositata per effetto eolico (o coesa per effetto delle miti temperature sopraggiunte) sono una trappola innescata, pronta a scattare spesso alla minima sollecitazione.
Infatti in questo periodo si sono susseguite segnalazioni di valanghe distaccate da sciatori, fortunatamente di piccole o medie dimensioni, che non hanno provocato danni alle persone.
Anche i distacchi provocati a distanza sono frequenti con queste condizioni. La sollecitazione causata dal passaggio di una o più persone, provoca una frattura locale che si propaga all'interno dello strato debole. Il risultato di questa propagazione sono fratture più o meno evidenti nel manto nevoso, un sordo rumore simile ad un tuono che proviene dal manto e quando il terreno è sufficientemente ripido, il distacco di una valanga a lastroni.
Rumori sordi (whumm) e crepe nel manto nevoso sono la prova di una stratificazione sfavorevole del manto nevoso. (Foto: Servizio Prevenzione Valanghe Alto Adige, 21.12.2021) |
Valanghe a lastroni provocate a distanza su un pendio esposto a nord in Val di Roja (foto: 14/12/2021 Servizio prevenzione valanghe) |
Con il perdurare del bel tempo con cielo sereno, il bilancio energetico del manto nevoso rimane per giorni negativo. Significa che gli strati vicino alla superfice perdono nuovamente coesione e come per magia la neve, da compatta e coesa torna ad essere polverosa. Ma ad un occhio attento, la differenza tra neve fresca e neve vecchia trasformata in cristalli angolari a debole coesione è ben evidente (ed anche ad un piede attento).
Quanto detto fin qui sul metamorfismo da forte gradiente interessa prevalentemente i versanti all'ombra o poco soleggiati. E su quelli maggiormente esposti alla seppur debole radiazione solare?
Con il terreno non gelato si sono registrate numerose valanghe di slittamento, specie dai prati ripidi sotto i 2400 m ca. Le dimensioni di queste valanghe sono state piccole o medie, dato lo spessore della neve presente. In combinazione con le miti temperature di questi ultimi giorni la superfice del manto sui pendii soleggiati si è inumidita formando una crosta da rigelo generalmente non portante. Alle quote molto alte, anche sulle esposizioni meridionali gli strati basali del manto sono a debole coesione e le condizioni sono assimilabili alle esposizioni ombreggiate.
Piccola valanga di slittamento vicino alla traccia di salita in Val di Roja quota 1900 m ca. (foto: 14/12/2021 Servizio prevenzione valanghe) |
La situazione attuale vede un manto nevoso distribuito molto irregolarmente, con spessori fortemente variabili, una superfice segnata dal vento. Ci sono croste dure, neve polverosa, neve umida e tanti sassi nascosti da poca neve.
Infine uno sguardo ai prossimi giorni:Con la neve fresca e il vento potranno formarsi piccoli accumuli di neve ventata instabile. Il pericolo valanghe cambierà di poco nei prossimi giorni. Il pericolo valanghe è attualmente dovuto al problema della neve vecchia a debole coesione (strati deboli persistenti) e della neve ventata. Sporadicamente, gli appassionati di sport invernali possono provocare un distacco di valanga in caso di neve vecchia a debole coesione (strati deboli persistenti), soprattutto su pendii molto ripidi e in ombra al di sopra dei 2200 m circa, nonché su pendii ripidi e soleggiati in alta quota. Inoltre, è importante prestare attenzione alla neve fresca ventata, in parte instabile, soprattutto sui versanti ripidi in ombra. Informazioni più dettagliate si trovano nel bollettino giornaliero (valanghe.report).
Auguriamo a tutti Buon Natale!